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mercoledì 14 dicembre 2011



I produttori prima ci vendono la cavitazione e poi dicono: “un’estetista intelligente può capire che la cavitazione non esiste”



“Un’estetista intelligente può capire che la Cavitazione non esiste” – questo è quello che i produttori di apparecchiature (FAPIB) attraverso il suo presidente Giorgio D’ Emilio hanno detto al 60° Congresso Nazionale Cidesco tenutosi a Roma dal 13 al 15 novembre scorso.
La sala si è subito rivolta a Giorgio D’ Emilio facendogli notare che l’estetista non ha mai chiesto la cavitazione, ma sono proprio i costruttori di tali apparecchiature che, attraverso i loro rappresentanti, ogni giorno tentano di venderla, sono proprio loro che hanno creato questa “moda”! Due rappresentanti al giorno per mesi. Come lo vogliamo chiamare questo? Poca intelligenza delle estetiste o pressante insistenza delle aziende?
Mi sento offesa da queste parole. Ritengo di essere una persona intelligente, eppure la cavitazione nel mio istituto l’ho avuta, e come potevo rimanere indenne da cotanta pubblicità, da tanto pressing messo in atto da aziende e dai clienti stessi. Mi sono fidata dei miei rappresentanti! La parola CAVITAZIONE è scritta ovunque, è scritta sui macchinari, è scritta nelle schede, è scritta sui giornali, sui manifesti, su internet sotto la parola cavitazione compaiono 102mila risultati; cosa serve ancora all’estetista una laurea in ingegneria per acquistare i macchinari?
A mio avviso dire che “un’estetista intelligente può capire che la Cavitazione non esiste” equivale a dire “non fidatevi delle aziende”. Non è questione di intelligenza, al massimo possiamo parlare di carenza di formazione e informazione, e se ne può discutere. Ma rimane pur sempre il problema che qui c’è qualcuno che non fa il suo dovere, vuol dire che chi vende le apparecchiature non fa il suo lavoro come dovrebbe. Vogliamo essere buoni e dire che quello che è stato fatto fino ad ora sia avvenuto in buona fede, che ci siamo sbagliati tutti, ma non mi si venga a parlare di intelligenza dell’estetista, perché lei è e rimane sempre vittima di burattinai che fanno, della sua vita e della sua professione, un gioco, che però, adesso sta diventando pericoloso.
Come possiamo fidarci di tali costruttori? ci vendono apparecchiature che non sono quelle che ci presentano e ci propongono, e a casa mia questa si chiama pubblicità ingannevole, per non usare un’altra parola. Così come sono stati venduti in passato macchinari di dubbia provenienza e pagati centinaia di migliaia di euro! Come la mettiamo ora, siamo poco intelligenti o qualcuno ci sta marciando?
Questa scorrettezza commerciale, di alcuni produttori di apparecchiature per l’estetista, mette a serio rischio le attività di molte colleghe, come ad esempio sta accadendo tra le colleghe del veneto, che proprio in questi giorni stanno ricevendo controlli da parte delle Asl, che, anche loro tratti in inganno dalla parola cavitazione, minacciano la chiusura di molti centri. Dovranno ora verificare che nella scocca di quella “cavitazione” ci sono solo e semplicemente ultrasuoni. Ma intanto, tutti i danni che ricadono sempre sulle spalle dell’estetista, chi li paga?
Continuare a produrre macchinari a tutti i costi, pur di venderli, accettare le schede tecniche allegate alla legge 1/90 così come sono state proposte recentemente, accettare cioè il depotenziamento dei macchinari pur di vendere nuovamente, porterà solo alla distruzione del comparto dell’estetica. Questi sono i problemi da affrontare adesso e da risolvere.
Pensiamo ad una formazione più adeguata per l’estetista, perché possa utilizzare con scienza e coscienza tutti i macchinari (veri ed efficaci) che le si propongono. Questo significa pensare ad una soluzione, ad un futuro onesto e prosperoso per tutti. Non è depotenziando le macchine o prendendo in giro le estetiste che risolveremo i problemi, perché l’estetista vuole risultati per i suoi clienti. Questo lo ha anche sottolineato in apertura del Congresso il prof. Nicolò Scuderi, noto chirurgo Plastico ( Sapienza) dove dice: “ il cliente vuole il risultato”.
Risultato e sicurezza, lo si garantisce con apparecchi efficienti e alta formazione di chi li usa, poiché tutte le apparecchiature possono risultare pericolose se utilizzate da personale non adeguatamente formato.
Nel corso del congresso è emersa un’altra cosa molto singolare ,ovvero, la CNA, attraverso Danilo Garrone, la Confartigianato, attraverso Anna Parpagiolla e la Fapib, attraverso Giorgio D’ Emilio si sono lamentati del fatto che “qualcuno” abbia pubblicato le schede tecniche delle apparecchiature. Questi ritengono che la pubblicazione di tali schede possa provocare confusione.
Ebbene, questo qualcuno naturalmente è Confestetica, perché il dovere di informazione è una delle prerogative dell’Associazione nei confronti degli estetisti. Anche se si tratta di bozze, Confestetica ha deciso di pubblicarle, in primis, perché sono state rese pubbliche dai Ministeri e poi perché Confestetica ritiene che ogni collega, proprio per evitare confusioni, è giusto che venga informata. E non come dicono CNA e Confartigianato, non diamo informazioni per non creare confusioni. Per troppi anni, troppe informazioni non sono state date, ed ora stiamo come stiamo!
Ci sorprende come su quel tavolo di lavoro, le associazioni artigiane presenti, CNA e Confartigianato, che avrebbero dovuto rappresentare le estetiste, e le associazioni di costruttori, FAPIB, non si siano opposte alle decisioni di depotenziare le apparecchiature, ma soprattutto, avrebbero potuto preparare contestualmente un programma di formazione idoneo e innovativo per l’estetista, così come suggerito ormai 10 anni fa anche dal ministero della Salute, visto che l’art. 10 della legge 1/90 ha 2 commi, il primo riguarda le schede tecniche, ma il secondo ,che nessuno ha mai preso in considerazione, parla proprio di formazione per tali apparecchiature.
Tutto diventa chiaro quando sentiamo parlare Giorgio D’ Emilio, il presidente dei costruttori e produttore anch’esso. Quando dice che “ che l’estetista non deve fare trattamenti aggressivi”, ci rendiamo conto che non conosce affatto il nostro settore, visto che non si rende conto che anche il semplice strappo di una ceretta è un trattamento aggressivo! Allora che dovremmo far fare all’estetista? Solo delle carezze?
Io, estetista e Rappresentante degli estetisti, sono di parere diametralmente opposto. Voglio che all’estetista non venga tolto nulla che in questi vent’anni le è stato concesso e che in gran parte si è meritata, vorrei solo che per lei si attuassero programmi di formazione seri e altamente qualificanti, in pieno accordo con quanto dice Dott. Mariutti dirigente del Consiglio superiore di Sanità: “ ci vuole più formazione per l’estetista”.

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